Da oltre un quarto di secolo i sindaci e più in generale tutti i rappresentanti della res publica italiana non rispondono più ai loro pochi elettori e neppure si sentono nel dovere di farlo. Sono tenuti asimmetricamente a rispondere solo ed esclusivamente ai loro padrini ed alle loro cupole, mai ai cittadini [guerra tra potentati finanziari, fine della politica].
Questo dato di fatto, in un periodo di illusorio benessere economico ed accomunata pace sociale, per la solita complice maggioranza silenziosa può esser (stato) interpretato alla stregua di un tacito e scellerato (?) accordo tra eletti ed elettori: si finge di scannarsi su falsi problemi in fase di campagna elettorale per ritrovarsi puntualmente tra un elezione farsa ed un altra associati nel “tu amministratore continua con i tuoi intrallazzi, io – cittadino me ne sbatto altamente purchè permettiate a me ed alla mia famiglia di condurre almeno un’esistenza decorosa, senza troppi pensieri e magari con la possibilità di mettere, lavorando, qualche soldo da parte“.
Game over – l’ex Sistema/italia è entrato in corto circuito, anzi è fuso e fuori garanzia. La cupola non è più in grado di garantire i diritti sociali minimi ai sudditi, però deve continuare ad intascare i loro beni a beneficio dei suoi boss. A Trieste nel frattempo si è depositato da tre anni tutto il pulviscolo che rendeva indefiniti e confusi i contorni del vero status giuridico internazionale di questo lembo di terra: il territorio di Trieste è una terra di nessuno.
Nell’Italia colonizzata, unico Paese al mondo in cui i massimi leaders telecomandati dall’estero esortano pubblicamente la cessione di quel poco che rimane della sovranità nazionale, gli ex partiti credono di aver trovato l’ultima scialuppa di salvataggio nello scimmiottamento della Große Koalition tedesca del periodo 2005/2009. I risultati sono sotto gli occhi di tutti. Dal 2008 la recessione si è stabilizzata in depressione. L’odierno sciopero generale indetto dalla “triplice” sa più di un ritardato tentativo di smarcamento da chi rischia di fare realisticamente la fine di Nicolae ed Elena Ceausescu che di una reale volontà di correzione della rotta politica sindacale [addio alle armi sindacali da 1/4 di secolo – istituzionalizzazione sindacale marciscente - simulata difesa dei diritti acquisiti dai lavoratori - deriva da movimentismo a patro/nato].
Sparse su tutto il mondo, le Free Zones, siano esse Città Stato come Singapore, oppure Zone Franche caratterizzate da un più solido legame con un governo centrale come Kaliningrad, enclave russa supervisionata da un Governatore (proprio come previsto per il Territorio Libero di Trieste), le Free Zones sono immancabilmente cornucopie/fonti di lavoro e di ricchezza per un numero incalcolabile di persone dal momento che qualsiasi investitore assennato preferisce – grazie a varie forme di defiscalizzazione, deregolamentazione burocratica e ad altri benefici finanziari, far sviluppare i propri progetti nelle Zone soggette a questo speciale tipo di giurisdizione.
Per Trieste e per il suo Territorio, lo status di Free Zone è determinato dalla validità dell’all. VIII del Trattato di pace del 1947, prosecuzione filologica “aggiornata” dai vincitori dell’ultimo conflitto mondiale di quanto stabilito da Carlo VI nel 1719.
I primi 20 punti dell’all. VIII hanno superato indenni più di 60 anni di Storia, hanno perforato Osimo e sono stati confermati dalle sentenze TAR Friuli Venezia Giulia 530/2013 – Consiglio di Stato n. 1350/14.
Qualsiasi amministratore di qualsiasi città al mondo firmerebbe un patto con il diavolo per poter disporre di uno status giuridico come quello vigente per Trieste, tanto più se “benedetto” da un Trattato internazionale.
Qualsiasi amministratore di qualsiasi città al mondo, tranne Trieste.
Roberto Cosolini, Roberto Antonione, Alessia Rosolen, Franco Bandelli ed Ettore Rosato.
I triestini, soprattutto quelli che hanno segnato con la X una scheda elettorale a loro favore faranno bene a ricordarsi i nomi di questi personaggi politici adesso accomunati solo da una specie di ultra nazionalismo che neppure Catenacci … (il geniale fascistone da parata impersonato dal comico Giorgio Bracardi), si tratta infatti di persone che non solo ignorano del tutto il significato della parola “dignità”, si tratta anche del primo manipolo trasversale coalizzatosi per non far valere lo status giuridico internazionale vigente per Trieste, status giuridico ingenuamente affidato da UK e USA tramite il Memorandum di Londra al governo italiano ed alla speranza che Roma, in qualche modo, fosse in grado di comprendere e far rispettare equilibri delicati e precari come quelli determinanti le sorti di questo cruciale angolo di mondo, con – caso unico al mondo – 20 punti imposti all’Italia apparentemente solo per la tutela di un Porto Internazionale, ma indicanti oltre a ciò l’esistenza de facto di uno Stato Sovrano posto sotto l’egida del Consiglio di Sicurezza dell’ONU.
L’Italia, ancora una volta, ed in maniera mai cosi irresponsabile, ha dimostrato di non capire Trieste e, quindi, di non meritarla.
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