Continua la commedia dell’assurdo attorno a questo preteso indipendentismo tergestino, con una nuova puntata che – come in un reality show – batte ancora un record di implausibilità. Siamo sicuri che dietro l’angolo non ci sia qualcuno con una telecamera che sghignazza alle nostre spalle?
Mi riferisco alla notizia riportata sul sito del Piccolo: “Aveva la carta d’identità del TLT, indagato“. Più leggo l’articolo, più mi vien da pensare. Male.
Antefatto: qualche tempo fa una nostra concittadina era stata denunciata per aver usato una “carta d’identità” emessa dal MTL per avere accesso alla sede della Provincia, dove si entra solo presentando un documento d’identità. In quell’occasione la stampa locale aveva sottolineato che l’illegalità in questione non era certamente essere in possesso di quel pezzo di carta, ma piuttosto averlo usato per trarre in inganno il personale del Palazzo. Beh, sembra che sia cambiato qualcosa.
Riferendomi sempre all’articolo come unica fonte di informazioni apprendo che se un commerciante offre pubblicamente uno sconto ad una determinata categoria il fatto comporta essere ‘sentiti’ dalla Divisione Investigazioni Generali e Operazioni Speciali, comunemente abbreviata in Digos. Quella che, per capirci, fino al 1978 si chiamava Ufficio politico e dipendeva dall’Ufficio Affari Riservati. Da Wikipedia: “Svolgono attività investigativa ed informativa finalizzata a contrastare l’eversione dell’ordine … La DIGOS si interessa di terrorismo nazionale ed internazionale, anche informatico e telematico. Controlla anche tutte le attività di gruppi estremistici che perseguono scopi di sovvertimento sociale con il ricorso alla violenza. ” Santo cielo. Pensa cosa gli capitava se invece i prezzi li alzava. Ed io che pensavo che un imprenditore, salvo i casi di servizio pubblico o altre tariffe previste per legge o da un ordine professionale, fosse libero di praticare i prezzi che vuole e far sconto a chiunque gli stia simpatico. La prossima volta che il salumiere mi fa lo sconto dovrò stare attento che nessuno se ne accorga, altrimenti rischiamo di finire nei guai tutti e due. Poi, grazie ad un associazione professionale di cui sono socio, avrei un trattamento di favore presso una certa agenzia assicurativa, ed i temerari l’hanno pure pubblicizzata sotto il nome di ‘convenzione’. Sarà legale? Sarà prudente?
Ma la telenovela non finisce qui. Apprendiamo che il commerciante era in possesso di un pezzo di carta, asseritamente simile ad un documento d’identità salvo che per l’intestazione “Territorio Libero di Trieste“, e che per questo è stato raggiunto prima da un “invito a consegnare” (esiste?) lo stesso, e poi indagato, per “falso materiale“. Per i curiosi ed i pedanti, sarebbe l’articolo 482 del Codice penale, che a sua volta si richiama agli articoli 476, 477 e 478. Confesso che la mia conoscenza delle alchimie cavillatorie è alquanto inadeguata, ma da quel che riporta la giurisprudenza relativa mi pare che se sul fatidico papiro c’era chiaramente scritto TLT e l’indagato si è limitato ad averlo in tasca senza tentare di farlo passare per un documento vero l’ipotesi di reato è talmente improbabile da rasentare il ridicolo (oppure il danno erariale, visto che il costo dell’indagine in fondo lo paghiamo noialtri).
Particolare interessante è che il magistrato che ha dato il via a questa indagine è lo stesso che quest’estate aveva sollevato più di qualche sopracciglio chiedendo a MTL l’elenco completo degli iscritti, atto che in una società democratica non è che sia proprio normale (pensa te se durante uno dei tanti processi al tapiro di Arcore la Boccassini avesse chiesto l’elenco di tutti gli iscritti a Forza Italia). Mi par di capire che tra il Frezza Federico, sostituto procuratore, e il MTL ci sia una certa antipatia reciproca e corrisposta – tanto che, leggo sul loro sito, “Trieste Libera, essendo l’acquisizione dell’elenco degli associati un provvedimento invasivo delle libertà democratiche, non motivato e di palese valenza intimidatoria contro l’intero movimento e tutti i suoi membri, diffida e denuncia preliminarmente il pm Frezza per violazione dell’art. 11 c.p.p., trasmettendo l’atto a tutte le sedi istituzionali coinvolte ed alla stampa italiana e slovena“. Se ho ben capito ora il Frezza, denunciato da Trieste Libera, da magistrato conduce un indagine su un commerciante per aver offerto sconti agli iscritti di Trieste Libera? Non so dove comincia il concetto di conflitto di interessi, ma certamente mi suona abbastanza male come quadro generale.
me vien i brividi… a sto punto xe mejo che ghe torno alla COOP la tessera de socio. No se sa mai che i me indaghi anche mi visto che la servi per gaver sconti che altri no gha.
peggio te passi per brigatista socio delle coop rosse….
ostia xe vero!, no, no, doman ghe la torno e za che son ghe torno anca la tesera del cafè in bar…
tutti savemo che l `Italia xe un paese poliziesco